Gutenberg native e digital native
Il libro e l’ipertesto, come abbiamo visto la volta scorsa, sono due strumenti di apprendimento (inteso in senso lato, non prettamente scolastico o universitario) con caratteristiche intrinseche notevolmente diverse, dal momento che procurano stimoli cognitivi e modi di pensare e ragionare differenti. Da ciò si deduce che una generazione abituata ad apprendere, a ragionare, a studiare con un mezzo come il libro avrà certi atteggiamenti mentali, mentre chi invece ha appreso, studiato e imparato attraverso ipertesti ed ipermedia crescerà con un modo diverso di ragionare.
Oggi vi introduco le caratteristiche che contraddistinguono una generazione dall’altra, premettendo sin da adesso che l’una non è migliore o peggiore dell’altra, semplicemente sono diverse, ognuna con i propri pregi e coi propri difetti.
L’espressione Gutenberg native identifica i soggetti nati, cresciuti e formati all’interno dell’universo sociale ed economico della galassia Gutenberg, ovvero una società e un’economia caratterizzate dalla diffusione della produzione industriale di massa, dai mezzi di comunicazione di massa (radio, cinema, televisione) e da una modalità di relazioni sociali e comunicative caratterizzata dalla passività della maggior parte del corpo sociale rispetto alle decisioni politiche e ai consumi materiali e immateriali.
Un ruolo rilevante nei processi sociali è svolto dalla progressiva sostituzione dei mezzi di comunicazione di massa (l’utente si pone in modo passivo alla loro azione) coi personal media digitali (l’utente determina e a volte crea i contenuti di cui fruisce).
Ovviamente questo passaggio non è immediato, ma graduale; dove porre quindi il confine tra la generazione digital immigrant e la generazione digital native? Il confine cronologico tra la fine della generazione dei Gutenberg native e la nascita di quella dei digital native non è omogeneo e preciso.
Il progetto New Millennium Learners dell’OCSE ha cercato di rispondere a tale domanda stabilendo questo confine intorno alla metà degli anni Ottanta: i nati dopo il 1985 sarebbero i primi digital native. Questa suddivisione pone il confine tra due generazioni in rapporto alla diffusione su larga scala nei paesi sviluppati del personal computer.
La rivoluzione digitale nelle famiglie e nelle abitazioni indica come l’ingresso tra le mura domestiche delle tecnologie digitali della comunicazione nel nostro paese venga a coincidere con la diffusione su larga scala delle telecomunicazioni digitali e di Internet in particolare. Pertanto pare opportuno ritardare all’inizio del 1996 la data di nascita in Italia dei primi digital native. Quindi è probabile che i nati tra il 1985 ed il 1996 debbano essere considerati digital immigrant.
Del tutto differente è ciò che riguarda i digital native. Essi sono nati in un mondo socio-tecnologico che presenta una serie di discontinuità radicali con le caratteristiche della galassia Gutenberg. I digital native crescono, apprendono, comunicano e socializzano all’interno di questo ecosistema mediale, il brave new world dell’informazione e della formazione digitali e globalizzate.
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