Roger Ebert: perché odio il 3D e dovresti anche tu


Roger Ebert - I'm not opposed to 3D as an option. I'm opposed to it as a way of life.

   L’ultima volta che vi ho parlato del 3D nel cinema è stata in occasione di Avatar. Recentemente, uno dei più grandi critici cinematografici internazionali, Roger Ebert, ha dichiarato che la visione tridimensionale non aggiungerebbe nessun elemento essenziale e significativo alla visione.


    Il critico cinematografico e vincitore di un Premio Pulitzer Roger Ebert si è occupato della faccenda 3D al cinema in un editoriale pubblicato su Newsweek, e che già offre molti spunti di discussione su svariati portali del settore, spiegando il perché questa tecnologia non possa essere uno “stile di vita” per l’industria hollywoodiana.

    Ebert lancia le sue perplessità ed espone le sue ragioni contrarie al cinema 3D, non inteso come opzione ma come modus operandi generale e il suo punto di vista su questa tecnologia si può riassumere in 9 punti:

  • si spreca una dimensione: quando vedete un film in 2D, è già in 3D per quello che concerne la mente. Le nostre menti utilizzano il principio della prospettiva per fornire la terza dimensione. Aggiungerne una artificialmente rende l’illusione meno convincente.
  • non aggiunge nulla all’esperienza: ripensate alle esperienze cinematografiche più intense della vostra vita. Hanno bisogno del 3D? Un grande film abbraccia completamente la nostra immaginazione…
  • può rappresentare una distrazione: nel 2D, i registi hanno spesso utilizzato dei cambiamenti nella messa a fuoco per attirare l’attenzione tra il primo piano e lo sfondo. Nel 3D, la tecnologia stessa lascia pensare che l’intera profondità di campo sia completamente a fuoco. Non credo che sia necessario, e toglie al regista uno strumento importante quale la messa a fuoco.
  • può creare nausea e mal di testa: il 3D fornisce una esperienza visiva poco familiare, e questo si traduce in un impegno maggiore delle capacità mentali, rendendo più facile l’insorgere di mal di testa. In un articolo recentemente pubblicato, un sondaggio tra i consumatori rivela che il 15% degli spettatori ha avuto mal di testa durante i film in 3D.
  • i film in 3D sono meno luminosi
  • stanno speculando sulla vendita dei nuovi proiettori digitali
  • gli esercenti aumentano il prezzo dei biglietti: penso che il 3D sia una forma di estorsione per i genitori i cui figli sono stati abbindolati dalla pubblicità e dal product placement per “volere” il 3D…
  • non riesco ad immaginare un film drammatico, come The hurt locker o Tra le nuvole, in 3D: e nemmeno i registi. Avendo girato Il Delitto Perfetto in 3D, Alfred Hitchcock era così scontento del risultato da averlo proiettato in 2D durante l’anteprima stampa di New York. Il 3D sembra qualcosa per i film per bambini, l’animazione, o i film come Avatar di James Cameron, realizzato principalmente con i computer…
  • ogni volta che Hollywood si è sentita minacciata si è rivolta alla tecnologia: il suono, il colore, il widescreen, il cinerama, il 3D, il suono stereo ed ora di nuovo il 3D: in termini di marketing, questo significa offrire una esperienza che non può essere ripetuta a casa. Con l’avvento del Blu-Ray Disc, l’HD via cavo e i proiettori digitali, la distanza tra cinema ed esperienza a casa si è accorciata. Il 3D l’ha allontanata di nuovo. Ora le 3D TV la riavvicineranno.



   Personalmente sono d’accordo sull’idea che il 3D si limiti ad essere un’opzione, e anche limitata, per realizzare un film. Come penso anche che questa folle corsa alle tre dimensioni ad ogni costo sia destinata ovviamente a svanire o a ridimensionarsi notevolmente, fino a che questa tecnologia non verrà rilegata in contesti specifici e opportuni e non utilizzata spesso a caso solamente per ragioni di marketing come avviene ora, nella frenesia non sempre giustificata cui stiamo assistendo.


Come dissi parlando di Avatar, citando Ebert: 

3D del quale comunque non se ne è fatto un utilizzo diegetico rivoluzionario o innovativo in alcun modo. Anche le fotografie, mostrate in 3D all’interno del film, non trovano ragione di esistere con quell’effetto visivo che può creare invece una astrazione dal racconto poco gradevole.


   Ebert propone anche altre vie per offrire al cinema una visione unica che non sia ripetibile in casa propria tramite tecnologie esistenti e, a dir suo, decisamente meglio in termini cinematografici, della fascinazione 3D.

   Quello di cui Hollywood ha bisogno è una esperienza “migliore” che sia ovviamente meglio di quello che si può avere a casa, che vada bene ai film per tutte le età, e che valga un sovrapprezzo. Per anni ho detto pubblicamente di apprezzare un processo inventato da Dean Goodhill chiamato MaxiVision48, e che utilizza la tecnologia a pellicola esistente ma riprende a 48 fotogrammi al secondo, fornendo una proiezione nitida e priva di scosse. La pellicola attualmente viene proiettata a 24 fotogrammi al secondo, perché è la velocità minima in grado di portare con sè il suono (un ritrovato necessario all’epoca dei primi film parlati). Ora il suono analogico è stato rimpiazzato dal suono digitale. MaxiVision48 proietta a 48 fotogrammi al secondo, che raddoppia la qualità dell’immagine. Il risultato è terribilmente meglio del 2D attuale. In termini di misurazioni standard utilizzate nell’industria cinematografica, è il 400% meglio. Non ho scritto male. Quelli che non lo hanno visto non se ne rendono neanche conto. Io ho visto film proiettati con questa tecnologia, e anche un sistema di proiezione di qualche anno fa, lo Showscan di Douglas Trumbull. Questi sistemi funzionano così bene che lo schermo diventa una finestra verso le tre dimensioni. Se gli spettatori vedessero queste tecnologie, si dimenticherebbero del 3D.


    Ebert conclude l’editoriale affermando:

    Non mi oppongo al 3D come a una opzione. Mi oppongo al 3D come stile di vita per Hollywood, dove sembra che stia trascinando le major lontano da qualsiasi film da noi consideriamo solitamente meritevole di un Oscar. Hollywood si sta dirigendo verso il mercato dei bambini. La Disney ha annunciato recentemente che non farà più film tradizionali, concentrandosi sull’animazione, i franchise e i supereroi. Ho idea che la giovane Hollywood stia perdendo il senso istintivo della storia e della qualità che hanno avuto i dirigenti per generazioni. Ora conta solo il marketing..




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